Un Lockdown di fatto! Il disagio di bambini e adolescenti

                            

  Cosa sta accadendo dal punto di vista sociologico e psicologico?

  Facciamo un po’ il punto della situazione. Da quell’ “andrà tutto bene e ne usciremo migliori “, siamo nel 2022, il covid 19, variante dopo variante ha cambiato nome ma nel frattempo anche noi siamo cambiati.

L’idea iniziale era di fermare il Covid è invece ci ritroviamo oggi nella situazione in cui siamo noi ad essere rallentati, si sono fermate le citta, i paesi, le aziende e tante realtà lavorative, si sono fermati sogni, progetti, matrimoni, percorsi di studio e di sport di tanti giovani e giovanissimi.

Vige un terrorismo mediatico per cui la gente non esce, non si sposta più se non per piccole riunioni in casa che sono anche meno sicure, perché tra conoscenti ci si sente protetti, ma sappiamo che non è così. Ormai la parola “positivo”, così bella, ci fa paura.

I giovani sono rassegnati; in un primo momento li abbiamo chiusi, dicendo loro che potevano contagiare i più anziani e loro nonni. Quando uscivano o si assembravano in qualche angolo delle città, gli abbiamo detto che erano degli irresponsabili scellerati o che non seguivano le norme.

Hanno quindi ridotto le loro uscite, le loro possibilità di conoscersi, relazionarsi, innamorarsi, di fare le loro prime esperienze, e spesso si sono ridotti in solitudine.

Questi preadolescenti e adolescenti si sono chiusi nelle loro stanzette, davanti a uno schermo, per studiare, per seguire le lezioni scolastiche e universitarie, ma anche per giocare e passare il tempo.

Anche gli ultraventenni sono tornati nelle loro stanzette di adolescenti e molti hanno frenato la loro volata verso la vita, ci sono adagiati sul divano, nel loro pigiama, hanno continuato a studiare, relazionandosi soltanto in modo virtuale, piegandosi alle norme che chiedevano loro di non uscire.

Come hanno reagito i giovani? Molti sono restati a casa, mostrando resilienza, continuando a studiare e ad andare avanti nel possibile, ma hanno cambiato le lori abitudini, alcuni invece, in preda alla frustrazione hanno reagito con movimenti giovanili di ribellione, dando vita a risse di gruppo (anche senza motivo) nelle piazze di alcune città, altri invece hanno sviluppato ansia e altri disturbi.

 Ormai non c’è neanche più bisogno di chiederlo di non uscire ai ragazzi e tante mamme, tanti genitori, sono allertati nel vedere i loro figli tristi, un po’ alienati e demotivati.

I genitori si rivolgono agli psicologi dicendo che i loro figli sono ansiosi, infelici, hanno paura, sono cambiati, non vogliono più uscire. Dopo due anni tutto è cambiato.

Le città sono vuote, le strade sono vuote, anche locali e questo non va bene. Non fa bene alla nostra economia ma neanche al nostro benessere psicofisico e alla nostra vitalità. E’ come se fossimo un po’ spenti, le città in questo periodo, di sera hanno lo stesso rumore assordante e silenzioso che ascoltavamo durante lockdown. Siamo in un lockdown mentale di fatto anche se non c’è un Lockdown!

Anche gli adulti vanno al supermercato e poi casa. Svegliamoci! Non possiamo abituarci a farci tamponi al primo starnuto o a vedere le code fuori dalle farmacie!

 Il nostro cervello e anche il nostro corpo si è abituato a fare a meno di una chiacchierata all’aria aperta, di praticare uno sport o anche di una uscita divertente. Mi capita di parlare con adolescenti che non ricordano l’ultima giornata spensierata e proprio ieri una ragazza mi diceva che nelle poche volte in cui esce con le amiche, restano tutto il pomeriggio con il cellulare, senza argomenti, aspettando le sette di sera per rientrare a casa.

I giovani, non tutti hanno sofferto molto e si notano tanti casi di fobia scolastica, ansia, obesità.

Mi hanno commosso le frasi di Maria Costanza, diciannove anni: “Rivoglio i miei 18 anni! Rivoglio le mie gite scolastiche mancate!”

Sono mancate quelle piccole follie che si fanno solo a 16 anni!

Impossibile recuperare ciò. Impossibili risarcirvi. Perdonateci ragazzi!

C è stato un momento in cui chiuderci era la cosa giusta da fare ma ora basta terrore.

Torniamo in noi.

Riapriamo quelle stanzette, spegniamo tv e computer ! Torniamo ad essere positivi… mentalmente!


Silvia Mendico
Psicologa - Sociologa

 


Articolo :        La paura di ... camminare

La paura è  un’emozione fisiologica e naturale, ma quando diventa una paura continua che sconfina con la fobia vi è  bisogno di attenzione e capirne il motivo.



Capita, non raramente, che mi scrivano persone che lamentano una ingiustificata paura di camminare e quindi di cadere, di inciampare in un sasso, di prendere una distorsione in una buca nel terreno...

Questa difficoltà “a restare in piedi” , è  detta  Basofobia e può presentarsi in modo più o meno passeggero in persone che di recente hanno subito una frattura, un incidente, un malore o l’immobilità di una gamba. 

La persona ha paura di cadere e riduce ogni possibilità di camminare. La fisioterapia in questi casi può aiutare a riacquistare fiducia nel proprio corpo e, lentamente, a superare i timori riprendendo a camminare. 

E’ importante che la famiglia dia sicurezza, calore, comprensione, fiducia e assistenza durante la terapia in modo che possa tornare a camminare senza arrivare ad avere ansia.

Ci sono casi in cui tale paura però non è “meccanica “ tantomeno passeggera ma ha una natura psicologica e origini psicosomatiche.

In tal caso, la persona che ne soffre,  deve affrontare tale tematica con l’aiuto di un esperto, 

in quanto potrebbe trattarsi di un disturbo d'ansia importante e invalidante.

Ci vuole tempo, costanza e  pazienza.

Innanzitutto la persona che soffre di tale condizione si deve concentrare e chiedere a se stessa:

- cosa significa la paura di cadere. 

- di cosa ho davvero paura?  di non tenermi sulle mie gambe, 

-Ho paura  di finire faccia a terra, 

-Di essere guardato e deriso?

-di essere fragile e diverso dagli altri?

-Di essere incapace di rialzarmi?

-di avere il sedere per terra?di fratturarmi?

-di non avere nessuno che ti porga una mano e ti aiuti?

- di essere rimproverato?

- altro

È  importante per lo psicologi conoscere la storia della persona , la sua modalità di “ radicamento “ a terra, la sua personalità, il suo rapporto con la fiducia, i suoi sogni, desideri fantasie, gli eventi della sua vita, i vissuti.

L’orientamento psicosomatico, emotivo integrato e la bioenergetica, offrono diversi approcci per avvicinarsi al problema e a cercarne cause e possibili soluzioni.

Nei casi più complessi è utile ricorrere ad una terapia più profonda o alla consultazione medica per eventuali supporti farmacologici.